“Te lo dico io cosa sono i fidanzamenti…
Questi due ragazzi che escono dalla gelateria: lui avanti a lei, corrucciato, sbrigativo; lei, tutta l’aria di essere costretta a seguire la linea decisionale di lui (chissà quale sia, poi…), con un dispiacere forzatamente contenuto…
Vorrebbero essere un vagone, si ritrovano a volerlo almeno far sembrare; solo perché non credono, non vogliono, non possono (vai a capire cazzo sia), tornare a farsi due locomotive separate e dirsi addio…”
Le regole metaforiche di Paul Alter sono queste: rigide e ciniche, manichee…
Però le ascolti, e anche sforzandoti di non perdere di vista il fatto che la realtà sia ben più che manichea, ti rendi conto che funzionano, cazzo!
“Paul, ma allora che si deve fare con l’amore?”
“Ragazzo mio (la classica locuzione di chi sta salendo in cattedra, rimanendo confidenziale abbastanza da stare seduto al bar con te e mangiare il dolce con le mani), il punto è un altro: per l’amore si fa fin troppo! Ci sono ragionamenti su temi che devono prima essere svuotati di tutta la merda attorno per poi poterci pensare sopra, capisci? Ora, prendi questo benedetto dolce, ok? Lo sto mangiando con le mani, mi sto ficcando le punte delle dita in bocca per farne sparire ogni traccia… Cosa vuol dire?”
“Che ti è piaciuto…”
“Sbagliato!”
“Cazzo dici, Paul?”
“Non hai elementi per poter dire se mi è piaciuto o meno…sei solo stato abituato a pensare che questi gesti siano significato di apprezzamento…”
Guardo Paul Alter, lanciato nella sua nuova analisi metaforica: mi metto comodo, ascolto…
“Allora…il dolce che ho preso… supponiamo che, qualche decerebrato, l’abbia chiamato ‘amore’ – meglio non guardare il menù non mi stupirebbe se fosse realmente così -, mi hai visto mangiarlo tutto e leccarmi le dita…vuol dire che mi è piaciuto questo ‘amore?’ Diresti di si, lo so, ma non è così, non necessariamente; potrei essere invece talmente tanto alla ricerca di questo stramaledetto gusto dell’amore che per trovarlo sono disposto a mangiare anche qualcosa che non mi piace! Il fatto che tu sia stato abituato a decifrare un piatto terminato e il leccarsi le dita come segno di apprezzamento non è detto che questo rappresenti per forza la realtà delle cose! Potrebbe avermi fatto talmente schifo che sto ancora cercandolo questo gusto! L’estetica del mio indagare può essere fuorviante!, come i fidanzati di prima!…guardali adesso…ti basta vederli seduti al tavolino…insieme…per dire: ‘si amano!’, anzi no, non lo dici nemmeno, lo dai per scontato: ‘ah si, quei due stanno insieme!…’; dell’amore che dovrebbe unirli non te ne frega nulla, davvero! Hai sostituito tutto con il: ‘ah si, stanno insieme…’; ma non c’è amore in lui, che prima usciva con la faccia scura avanti a lei come se la giornata fosse solo un elenco di punti da ottemperare per poter dire ‘ah si, stiamo insieme!”; e lei?… seguirlo da dietro limitando il più possibile la rabbia insofferente che le si leggeva in volto perché, magari, avrebbe voluto fare altro e non dover ottemperare – pure lei, cazzo! – al punto ‘ah sì, stiamo insieme’! Ora, torniamo al mio dolce…mi danno questo bel pezzo, lo chiamano ‘amore’ e mi dicono ‘mangia’ e, buono o non buono che sia, poi dovrò pure pagarlo! E sai qual è l’altra cosa buffa? Che tutti ci sediamo ai bar, dove le regole sono le stesse! Ordina, mangia, paga. Mai nessuno (o meglio, pochissimi lo fanno) che dica ‘hey fanculo, io mangio solo questa parte, non tutta la tua merda che hai usato per renderla più appettibile!’; oppure, nessun supereroe che addirittura si sieda ad un tavolo e dica al cameriere ‘solo acqua per me, ragazzo mio…’ e poi piazzi la sua bella torta fatta in casa e la gusti usurpando ogni fottuta regola!”
“Ma non si può fare, Paul!”
“No! Sei stato programmato per pensarlo! E allora tu esci dallo schema! Non si può fare? Beh, tu fallo lo stesso!”
Il cameriere si avvicina verso di noi e con aria semplice fa: “Vedo che ha gradito il dolce signore!”
“Oh, si, una vera merda! Ma l’ho mangiato tutto comunque! Ne ordino un altro pezzo, grazie!”
Queste le situazioni con Paul Alter, non hai mai idea di cosa possa succedere…
Dopo qualche istante, il cameriere torna con la faccia incredula e un altro pezzo della stessa torta, ma Paul non sembra esservi interessato nell’immediato, perché ricomincia subito a parlarmi…
“Ora voglio raccontarti una cosa… Qualche anno fa, ero a Parigi, seduto in un locale. Si mangiava, si rideva, le solite cose. C’era della musica ad un volume abbastanza alto, ma riuscivi a parlare senza doverti sgolare troppo per farti sentire dai tuoi compagni al tavolo. Ad un certo punto notiamo che l’attenzione di tutti è rivolta verso una zona specifica… una splendida ragazza si alza dalla sedia e a tempo di musica incomincia a spogliarsi! Dico sul serio! È rimasta in completino intimo dopo aver fatto uno spettacolino niente male! Aveva occhi solo per lui, e lui sorrideva contento, di fronte a lei, la quale si risiede, e per un po’ mangia assieme al suo tesorino vestita – o svestita, chiamala come vuoi – per la gioia di tutti…”
“Secondo me si trattava di qualcosa di organizzato, Paul. È difficile che accadano queste cose tra coppie reali; anzi, direi quasi impossibile! È troppo!”
“BINGO! Hai detto giusto! Ti ricordi la tua domanda? Io si: ‘…ma allora che si deve fare con l’amore?’… Che si deve fare? Non ci devi fare nulla, ragazzo mio! Perché, per amore facciamo fin troppo!”
“Paul, veramente io intendevo un’altra cosa con quel ‘troppo’…”
“So perfettamente cosa intendevi, ragazzo mio! Con quel ‘troppo’, volevi dire che la donna che ti è accanto dovrebbe tenere solo per te le sue grazie,che tu non le chiederesti mai di fare una cosa del genere, che lei ti mancherebbe di rispetto, che tu vuoi essere l’unico suo custode – e lei altrettanto -, dei vostri segreti, delle vostre perversioni, delle vostre fantasie, ecc…Giusto? Era sostanzialmente racchiuso tutto questo in quel troppo?”
“Si, sostanzialmente si, mi sembra il minimo…”
“No, cazzo! Altro che il minimo! È il fottuto massimo! Anzi, è fin troppo! Guarda questo pezzo di torta, è la stessa identica torta di prima, giusto? Bene. Ora ti confesso una cosa: a me piace solo la crema, il resto…panna…sciroppi vari…mi fanno cagare…”
“Ma perché diamine ordini questa cosa, anziché un altro dolce che sia fatto solo di crema, allora! Prendi solo ciò che ti piace!…”
“Non avevo dubbi che avresti risposto così! E invece no! Per due ragioni: la prima è che così faccio esercizio; la seconda è che potrei sempre scoprire un abbinamento nuovo che poi va a finire che mi piace….Naturalmente non faccio questa cosa continuamente con i dolci, ma lo faccio costantemente con cose tipo l’amore, ragazzo mio! Non è sempre piacevole, perché si è due locomotive che decidono di unirsi (ricordi la metafora di poco fa?…), è ovvio che due oggetti fatti per avere propria locomozione non sempre si trovino bene a viaggiare con la trazione di uno strano ibrido (la riduzione due a uno)…ma proprio per questo, allora, devi imparare ad isolare!… Vedi?, con questo cucchiaino, adesso che so che l’abbinamento della crema di questo dolce con la panna e i vari sciroppi mi fa cagare, isolo la mia amata crema e me la gusto con calma… ”
Paul seziona la torta, mette da parte tutto ciò che non è crema e adesso gusta con enorme trasporto; in effetti, stavolta percepisco il suo apprezzamento come incontrovertibile.
“Vedi, ragazzo mio, questo si fa con l’amore! – rispondo alla tua domanda – lo si deve ‘sezionare’ e individuarlo come parte del tutto, non viceversa! La mia fidanzata, mia moglie, io stesso (parlo in generale)…non siamo la crema!…siamo tutta la torta! Capisci? Se tu chiedi all’amore di essere tutta la torta, stai chiedendo alla crema di fare la panna e pure gli sciroppi del cazzo vari…eh no! Non funziona così! A me, a te, alla tua compagna/compagno che sia, insomma a chiunque, non dovremmo chiedere mai di essere un’unica cosa… perché siamo dolci stratificati, e da innamorati abbiamo diritto solo alla crema! Per il resto…’locomotive diverse!’ Ahahhahaha… questa mi è piaciuta!”
Finito di ridere, Paul Alter, si mette a mangiare avidamente gli altri strati che aveva separato dalla crema…la panna e gli sciroppi vari…
“Paul…hai detto che ti fanno schifo…”
“E lo confermo! Ma ho ricordato per un attimo gli occhi di quel tizio a Parigi mentre la sua ragazza faceva lo spogliarello… emanavano un piacere perverso… Diciamo che sto applicando la stessa dinamica… Ahahahhaha!”
Paul Alter se la ride ancora…
Mi volto, e riguardo la coppia di prima… Lei è alle prese col cellulare, lui lo stesso.
Spero si stiano scrivendo entrambi con qualcun altro, magari non necessariamente per tradire, ma solo per rispettare quelle diverse parti di sé da non sacrificare all’amore, sentimento a cui affidiamo inopportunamente il ruolo di cannibale senza freni di chi ci vive accanto…
Non l’avrei mai detto che mi sarebbero venuti in mente questi pensieri; ma credo siano “perversamente” giusti…
Paul Alter, e le sue analisi metaforiche!…
Non sempre le condivido, ma funzionano, cazzo!
(autore:diegofanelli)