Without you I’m nothing

Vedevo nitidamente lottare il vascello sul confine tra le iridi e le pupille dei tuoi occhi.
Colorate le prime, scure le seconde, si giocavano i corsari della tua anima tentandone l’annegamento; grandi maremoti ti costringevano a lacrimare, ch’era necessario, a quel punto, distendere la pressione tra fronte e gote…
Sul primo ponte scoperto, la mia anima strinse i tuoi bucanieri in un abbraccio di speranza…
…il mio corpo, tingendosi di scuro e di verde acqua, colorò i corsari di pace.
E ci amammo, condividendo i mari.
-diegofanelli-

Memorie di viaggi

Memorie di viaggi.
Si ripetono.
Come dinamiche insegne, che, ferme, ci ricordano che le città – un biglietto alla volta – ci passano davanti.

-diegofanelli-

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Diramazioni

Nei pensieri,
nelle diramazioni degli stessi in trasformate azioni,
elegantemente, una mano ha sempre in serbo una carezza…l’altra, sistema il docile cerchio di una rossa cravatta.

-diegofanelli-

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Una testolina fiduciosa

C’era una luce meravigliosa, oggi; e una testolina si posava fiduciosa sulle mie gambe.
Mentre dava inizio ai più bei sogni che io possa augurargli, Muttley mi donava il suo tenero peso…
…e nel respirare l’aria di questa splendida cornice, un romanzo, tra le mie dita, finiva.

-diegofanelli-

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Tra i minuti più belli

Gli ultimi minuti di veglia della giornata.

Il divano, e la scelta tra un libro da finire o una puntata di una serie…

Gli occhi di Muttley mi guardano per qualche istante; poi iniziano a dar vita, chiudendosi, ad un mai domo sonnecchiare…

Sono tra i minuti più belli di ogni giorno.
La sospensione breve dagli obblighi…
L’odore di un altro essere tra le narici, che mi rende quasi un’eco d’animale…

-diegofanelli-

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L’elusione dell’immagine di Lennon

Siamo la metà dei periodi di ferie.
Sospesi caffè caldi prima di colpire il ghiaccio nel bicchiere.

L’attesa della comprensione di un racconto, coi personaggi appena appena dichiarati.
Nomi, nomi ricordati che si fanno nomi storpiati.

Elastici da bungee jumping non ancora entrati in funzione, legati a corpi appesi verso l’elusa morte.
Tanti John Lennon su nastri matrice racchiusi chissà dove, sorpresi a dire qualche stronzata prima di registrare il primo take assoluto di working class hero…

Siamo l’attesa.
Siamo nell’attesa.
L’attimo prima della creazione.
Un tutto, che prima di rifarsi tutto, passa per un niente.

Tante elusioni dell’immagine di Lennon.

-diegofanelli-

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Ferie quasi settembrine

S’incrociano i corpi di chi hai incontrato in passato;
seduto, un cigolìo alle spalle, attendi una bevanda al bar…

L’ arancio ai tuoi occhi, camuffa abilmente il tempo trascorso…

…da quando quella gente parlava, l’oblìo della memoria è riscattato dal sapore agrodolce del colore che bevi.

– diegofanelli –

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Bambina 1 e bambina 2

Contesto.
Ora guardate il contesto…
Bambina 1 e bambina 2; bambina 1 in piedi a lato della bambina 2.
Bambina 1 ha delle forbici in mano…
Bambina 2 è inginocchiata, testa bassa, capelli lunghi, silenziosa.

Un flusso ondivago, di pensieri inespressi e frasi dette: non avete indicazioni sequenziali, nessun indirizzo che vi guidi, accettate o rifiutate di intendere…

Testo.
Ora vi è il testo…
Ti amo, sai? Oh sì, com’è bello amarti a porte chiuse sorella. Odore di buono in questa stanza, posso fidarmi delle serrature otturate dal mio chewing gum – faranno il lavoro di dilatare il tempo e darmi secondi indispensabili qualora ne avessi bisogno -, le finestre son chiuse, la tv è accesa e ho distorto quel tanto che basta il cavetto dell’antenna per generare l’interferenza che tanto mi aggrada e che tu tanto odi…

Ti amo sai? Oh sì, come fai ad essere così maledettamente bella, e questi capelli lunghi?…come fanno ad esserti scesi sulle spalle, arrivare sui seni nudi e rappresentarti ancora così fottutamente meravigliosa nonostante il rossore vivido, vivo e ancora pulsante sulle tue guance: quanti schiaffi ti ho dato sorella?…eppure tutto è ricaduto splendidamente come velluto di un sipario da palcoscenico, strapazzato da uno spettacolo violento ma che, una volta occultato da quel velluto che viene chiuso, ridona pace e splendore al luogo.
Sei il luogo!
Sei quel luogo che continuo a strapazzare quasi ogni notte, porte chiuse, tv accesa e cavetto distorto…
Chewing gum alle serrature…
Ora ti taglio i capelli sorella, preparati!

Contesto.
Ora ri-guardate il contesto…
Il padre arriva alla porta. Cerca di aprire. Trova chiuso.
Chiede alla moglie come sia possibile che le chiavi siano state lasciate al di là, disponibili alle bambine.

Testo.
Torna il testo…
– Ragazze, ma vi siete chiuse dentro?
– È stata Sara a chiudere, papà! È stata Sara!
– Sara, ora scendo giù perché ho da fare, ma ti dò dieci minuti di tempo per farmi trovare la porta aperta al mio ritorno. D’accordo?

Contesto.
Fine del contesto…
Il Chewing gum rimane lì, senza aver dovuto assolvere negli effetti pratici il suo lavoro, tornerà buono in futuro…
Intanto, il padre troverà la porta aperta…la notte passerà…
La notte passa e la mattina arriva, e sull’autobus che porta a scuola, una delle due avrà ancora il pensiero delle forbici nel cassetto a sua prossima disposizione; l’altra, masticherà forzatamente un chewing gum…che saprà di metallico di serratura…

Come si chiama colei che non mastica?
Può essere Sara, e può non esserlo: le cattiverie, solo pensate oppure attuate, scambiano i nomi senza escludere nessuno…

…e la cicca gommosa la mastichiamo tutti; e a volte, seppur nei sogni, la poniamo di contrasto tra le serrature…
Tra testi e contesti, da contestare e testare, e testare e ri-contestare…testare e contestare… contestare e testare…

Bambina 1 e bambina 2…

– diegofanelli –

NOTA: il tutto è stato scritto con in sottofondo, nelle cuffie, in loop, la canzone “So Far Away” degli Staind.

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Lisa oltre la porta… 

​Le bambine piangono oltre la porta. 
Siedi a terra, a destra del guanciale che hai portato con te in questa notte senza sonno. 
Alla tua sinistra invece un regalo ancora impacchettato; hai portato anche questo nella notte di veglia. 
Il calice è davanti ai tuoi occhi, misero contentino per te in una giornata impiegata a renderle felici.
Ci hai versato dell’acqua, ne stringi lo stelo e preghi che si riempia di vino: non il sangue di un dio, ma puro e semplice rosso, euforia liquida, surrogata.
Immagina una strada, anzi un sentiero, al cui termine risiede un pozzo che è sorgente di vino; dovrai colmare la distanza tra esso e il punto dove ti trovi per goderne il contenuto, perché è il tuo compleanno stasera, e sarà pur legittimo immaginare di sostituire quest’acqua,  vero? 
Allora riempi la distanza, Lisa! Inspira l’odore dell’erba da calpestare, devi solo immaginare…
Solo stringere le dita attorno allo stelo del calice e pensare di farlo. 
Che i tuoi piedi contattino le strisce verdi del terreno, se ne servano nel moto e lascino il punto di partenza. 
Và, il vino t’aspetta, esso è speranza in liquido carminio, denso come il sangue, puro come la notte che t’appresti a vivere da sveglia. 
Perché le bambine piangono, Lisa, le lenzuola in cui le hai protette sono meno candide delle tue mani oltre la porta; allora lascia questo calice, Lisa, posa la sua base tra il guanciale e il regalo, e apri questa benedetta (e maledetta) porta… 
Va da loro, dalle tue piccole gemelline. 
Dona le tue dita d’amore: che radunino il calore disperso nella stanza in tua assenza,  che si avvicini la tua fronte alle loro piccole teste; inspira, realizza nuovamente la misura e la fattezza del loro odore…

Silenzio… 

Adesso il calice diviene rosso e il regalo a sinistra scompare, come pure il guanciale. 
Respira, Lisa. 
Guarda avanti,  e attendi per i festeggiamenti: la maternità solitaria è un sacrificio che solo in seguito diviene dono; è più in là il tempo per brindare; è più in là il calice, più in là il sentiero… 
Le piccole gemelline cresceranno, i pozzi di ogni dove diverranno praterie su cui correre… 
Senza alcun rimpianto per il futuro, alcuna notte insonne in cui ripararsi oltre la porta. 
Ripararsi oltre la porta… Dall’ennesima richiesta di te…
Lisa oltre quell’uscio, madre al di qua di esso…

(autore: diegofanelli) 
(immagine presa da internet)

Bedham

Finalmente Bedham! Premi il grilletto e facciamola finita. Voglio che tu faccia quello che sei venuto a fare; ma valuta bene  perché sarà la cartina da tornasole sulla tua sorte. Se muoio tu vivi;  ma  se non crepo, dal momento che hai solo un colpo in canna,  la tua dipartita sarà molto dolorosa te lo posso assicurare sai? Mi sono sempre chiesto come si possa  ammazzare senza una pistola carica a disposizione… puoi star certo che troverei finalmente il modo. Anzi,  ci sto già lavorando, ti svelo un segreto. 
Non spari?
Ti dico subito che non scapperò, Bedham; per cui rilassati e mettiti comodo bastardo, c’è da parlare lungamente. Iniziamo col dire che abbiamo bisogno di una metafora mio caro Bedham: devi pensare ad un pozzo profondo e ad un uccello, anzi no un insetto, una libellula per la precisione, ok? Bene, vedo che mi segui.
Questa libellula, non si sa perché è attratta da questo pozzo, tu mi chiederai che cazzo di storia é la storia di una libellula che è attratta da un pozzo…ok, ok, te lo concedo ma siccome sono io che devo spiegare alcune cose, mi concederai la scelta della cazzo di metafora che voglio d’accordo? Certo che sei d’accordo, altrimenti avresti già premuto quel fottuto grilletto, so perfettamente che rimarrai qui ad ascoltare la mia stronzissima metafora della libellula che è attratta dal pozzo.
Bene, dicevamo, c’è questa cazzo di libellula che adora questo pozzo, e il pozzo è davvero profondo abbiamo detto, vero? 
Tu lo sapevi che una libellula può raggiungere i 50 chilometri orari? Non si direbbe vero? Comunque, questo è un aspetto che verrà meglio chiarito dopo. Quello su cui devi focalizzare la tua attenzione è che qui stiamo parlando di una metafora, vuol dire che al posto di ogni immagine dovrai cercare di capire cosa si cela dietro…
Cosa, o “chi”, naturalmente, vero figlio di puttana?
Comunque, dicevamo…
Mentre questa libellula scende in questo pozzo profondo, tutto il resto del mondo in superficie continua la propria esistenza: i camion vagano destinati a caricare e scaricare merci; gli stronzi che sorpassano a destra continuano a sorpassare a destra; e così via… tutto normale e “quotidiano” vero?
Benissimo.
Ora, dobbiamo introdurre un altro personaggio nella nostra storia: la figlia. Lo sai di chi sto parlando vero? Certo che lo sai: la figlia della libellula.
Anche lei con le sue belle doppie paia di ali, la sua particolare conformazione mandibolare…insomma, una libellula a tutti gli effetti, ma…
C’è una cosa che la differenzia dal suo genitore, ed è ovvio, il fatto cioè che sia più piccola, e quindi meno esposta ai vizi (o comunque meno colpevole…); per il suo genitore invece il discorso è diverso, è grande, e per questo più responsabile, o meglio, “dovrebbe” esserlo, giusto? Ti vedo cambiare espressione Bedham…Posso continuare? Te la senti di ascoltare fino alla fine questa storia?
Si?
Bene…
La libellula genitore ha un vizio: adora i pozzi profondi e quando ne vede uno non fa altro che infilarcisi dentro…
Ma quando gli si infila dentro, il genitore non può più controllare sua figlia giusto? La figlia è in superficie, smarrita, in attesa che il proprio genitore torni nel mondo delle sue responsabilità, che la smetta di distrarsi con quel suo vizietto…
Scusa se mi ripeto ma, sembra che tu sappia di cosa sto parlando, hai cambiato decisamente espressione. 
Stai tremando, Bedham…la pistola si muove con gli spasmi della tua mano.
Vuoi sparare?
Un colpo solo in canna Bedham, BUM, mi uccidi e sei contento. Ti ripeto, bada a farlo per bene, concentrati, perché so che non sei un assassino; al contrario, sei una persona…come si dice? Onesta? Ah si, onesta, mentre io sono il cattivo, giusto?
O meglio, non lo sai, vero?
Sei qui per scoprirlo…
E stai attendendo il momento in cui lo scoprirai per essere sicuro di non sprecare l’unica pallottola del cazzo che ti rimane…
Ahahha bravo Bedham!
Così si fa, si rimane impassibili, a costo di farsi violenza, e si attende l’arrivo della verità. Ma siccome io sono un fottuto giocherellone, la nascondo, ci metto una bella metafora e ti mando in pappa il cervello, più di quanto non ci sia già andato…
Bedham, lo sai che è Halloween? 
Sai anche questo? Certo che tu sai proprio tutto!
Figlio di puttana cosa cazzo fai?!
Bedham, la macchina va dritta in curva!…
Bedhaaaaaaammm…
Vago ricordo di una bottiglia di whisky vuota.
Sopravvissuto.
Pistola in bocca, un colpo solo.
BUM.
Due libellule in meno…
Tachimetro fermo a 50 km/h…

(autore: diegofanelli) 
(immagine presa da internet)