Gay Talese, famoso giornalista americano, riceve nel 1980 una lettera anonima: il mittente, approfittando dell’imminente uscita di un libro controverso dello stesso Talese intitolato “La Donna d’Altri” (su sessualità e costumi ad essa associati), proponeva di metterlo a parte di un segreto molto particolare.
L’uomo, aveva acquistato un Motel, nel quale, sfruttando una caratteristica conformazione del solaio, aveva praticato dei condotti terminanti in quelle che dall’esterno sarebbero sembrate delle semplicissime celle d’areazione; nei fatti, invece, punti di osservazione dei suoi ospiti violati nei segreti dei loro comportamenti più nascosti e primitivi: nella loro intimità, durante i rapporti sessuali consumati quando il mondo veniva relegato oltre la porta!
Talese è stupito, ma il tizio, prevedendone evidentemente la reazione, lo rassicura affermando che la sua ossessione voyeuristica è da ascriversi ad un esclusivo interesse scientifico per le dinamiche umane, non all’espressione di un disturbo che lo affligge.
Di per sé, senza ulteriori dettagli, l’argomento sarebbe stato pruriginoso a sufficienza per scatenare curiosità (almeno la mia!); ma se a tutto questo ci aggiungiamo che Talese è considerato tra i principali fondatori del cosiddetto “New Journalism” (un modo di raccontare fatti realmente accaduti,tramite il ricorso ad una prosa romanzata), il desiderio malizioso di conoscere i misteri svelati da quell’uomo non poteva che aumentare, mentre mi accingevo alla lettura.
Sostanzialmente: cosa di meglio del sapere che cotanto pepe autorale avrebbe raccontato un argomento già così stuzzicante?
Preso da un istinto improvviso, ho messo da parte il libro e mi sono fiondato su Google scrivendo automaticamente le seguenti stringhe di ricerca in ordine più o meno casuale:
“…motel…voyeur…talese…book…america…”; e poi, ho cliccato direttamente il termine-pulsante “Immagini”…
Volevo GUARDARE!
Guardare!, capite?, il Motel, e tutto quanto potesse offrirmi un’esperienza visiva anziché una di lettura (sembravo essere andato già oltre!, come se le parole si fossero rese ormai insufficienti).
Ho iniziato a immaginare, giocando coi livelli delle mie chimiche neuronali, in una sorta di eccitazione interessata e carica di voluttà.
Passando da una fotografia all’altra, in una delle didascalie salta fuori un nome: “Gerald Foos” (che avrei scoperto essere il Voyeur); e poi, in un’altra, la faccia di Talese e la copertina di un libro, o meglio “del” libro: “Motel Voyeur!”.
Così, mi sono sorpreso a sorridere compassionevole a me stesso: “Oh cazzo, ma è esattamente il libro che dovrei leggere!”
Leggermente imbarazzato, sono ritornato alla copertina, ho passato la mano sulla superficie, e mi sono accorto di sentirmi meno distante dall’uomo Gerald Foos…molto meno, rispetto a quanto il mio istinto moralizzatore e autoedificante avevano apriori stabilito!
Ok, è vero che ciò che il Voyeur commise fu un atto, moralmente, quantomeno discutibile: inganno, violazione della privacy (e probabilmente chissà quanti altri reati connessi); ma, non c’è dubbio che alcuni spunti offerti dalla sua storia faranno tremare molte delle nostre certezze, favoriranno una (legittima?) speculazione circa i nostri usi e costumi, fino alle radici valutative di cosa consideriamo “giusto” o “sbagliato”.
Pensate:
– Foos considerava i suoi atti come non invadenti della privacy di nessuno; egli affermerà: “se i soggetti non sanno di essere osservati, nulla viene violato!”;
– Ripeterà spesso (lo abbiamo già scritto) che non è un disturbato, ma semplicemente un uomo spinto da un interesse viscerale per gli aspetti comportamentali umani;
– Dirà, in anticipo, tutto a sua moglie Donna, e questa (attenzione!), diverrà sua complice nella costruzione e nella conduzione delle sue attività di Voyeur!
Mi fermo. Non voglio svelare altro. Ma capite che già con questi soli tre punti ci sarebbe da discutere molto.
Eppure, il libro conterrà anche di più: interrogativi etici che ci tenteranno continuamente mentre saremo in bilico tra il giudicare e il pensare; contestualizzare e gridare allo scandalo; rimodulare i nostri pensieri sociologici sulla sessualità e come questa viene percepita e comunicata; e molto, molto ancora…
Mi vengono in mente le parole di Steven Marcus, biografo, saggista, e professore di lettere alla Columbia University, citato da Talese: “l’uomo non può vedere mai troppo della natura umana!”.
E, sempre tramite Marcus, una domanda: “Perché è orribile per chiunque guardare un uomo e una donna che chiavano, quando ogni uomo, donna e bambino lo farebbero, se ne avessero l’opportunità? La copulazione è una cosa sconveniente da fare? Se no, perché è vergognoso vederla fare?”
Gran bella domanda!
Per concludere: Gay Talese è stato molto criticato per l’uscita di “Motel Voyeur”, non solo per l’oggetto raccontato, ma anche per una serie di controversie legate alla credibilità di Foos e della conseguente credibilità del “fact checking” dello scrittore e del suo giornale di riferimento, il “New Yorker”.
Se devo essere onesto fino in fondo, il libro merita di essere letto non tanto per l’aspetto descrittivo-narrativo in sé (che confesso non avermi particolarmente entusiasmato); ma, appunto, per le domande che smuove e per l’enorme discussione collaterale che ha fatto nascere nel mondo (che vi incoraggio a cercare e da cui farvi prendere dal vortice sul web): dati certi e dati da verificare, errori e correzioni a posteriori. Insomma, mistero e realtà che si abbracciano, convenzioni e riflessioni sull’essere umano, rendendo di gran lunga più succulento il cibo letterario dentro cui è inscritto.
Ne è prova il fatto che dell’opera siano uscite diverse edizioni: io ho letto l’ultima, quella definitiva con un’opportuna nota informativa all’interno.
Ma in fondo, è proprio questo che, ai miei occhi, l’ha resa speciale: ha solleticato la mia parte meno elevata mettendomici a confronto e costringendomi a doverla accettare dichiarandomi a mia volta un Voyeur…
Perché in fondo,secondo innumerevoli modalità, Voyeur, non lo siamo un po’ tutti?
(autore:diegofanelli)
(immagine presa da internet)