Alcuni spettri fluttuano probabilmente nelle mie stanze.
Inutilmente acquattati dietro gli oggetti nel giorno, si librano di notte venendomi a guardare.
Gli occhi eterei puntati sull’uomo che vive, domandano circa il mio respirare; aleggiano sulle mie membra sopite, interessati a scoprire se persista ancora materia dietro la mia carne o non si annidi, forse, qualche loro parente affine, più privilegiato nel poter ancora godere d’organi non trapassati…
Se tra noi e loro contatto può aver luogo, deve forse avvenire per il tramite di lama; e io mi modifico, allora, le parti più angolate del mio corpo divengano spigoli; ed essi, assottiglino la peculiare evanescenza che li contraddistingue…
L’incontro tra noi è un taglio.
Una carezza, forse, ma scoperta nel prodotto di lama su carne.
Siamo noi, a volte immagino, gli spiriti a cui guardano (gli stessi spiriti) con gli occhi dei vivi.
E intanto io ancora sogno.
Al mio risveglio, loro acquattati dietro i soliti oggetti, una striscia rossa sul naso mi parla di un probabile duello di pace…
Finita la momentanea suggestione, quasi li invito a tornare stanotte…
…a baciarmi la ferita, in segno di già pre-accolte scuse.
– diegofanelli –
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