Bari

Bari.
Due giorni di corso.
Ieri, primo giorno.
Vago senza meta a pausa pranzo, alla ricerca di un posto dove mangiare qualcosa.
Mi imbatto in un locale, ci vedo scritto “Ristorante / Pizzeria”: in Largo Ciaia, fa angolo con una strada della quale non ricordo il nome.
Entro e vengo accolto da un vecchietto. Tutto il posto sembra fermo a qualche decennio fa, ad occhio e croce gli ’80; tavoli apparecchiati con delle tovaglie di carta a quadri con diverse gradazioni di giallo (vado a memoria, potrei sbagliarmi); sedie in legno.
Il vecchietto è gentile, cammina stancamente. Mi chiede dove desidero sedermi, ma poi mi suggerisce una posizione dicendomi che in questa maniera posso guardare la tv.
Prende la mia ordinazione, lo fa senza scriverla.
Arriva dopo poco un altro vecchietto (ha qualche difficoltà deambulatoria), porta la bottiglietta d’acqua naturale che avevo chiesto; la apre lui – lasciandoci il tappo sopra – e la posa davanti a me.
Sento una voce richiamare la mia attenzione: è il vecchietto di prima che mi chiede nuovamente il nome della pizza.
Glielo ridico, mi volto verso la tv e sorrido.
Mi piace tutta la situazione.
Alla tele riconosco il Dott. Massimo Recalcati, psicoanalista, è ospite da Augias.
Interrogato a proposito della vita, di cosa sia sostanzialmente, risponde pressappoco così (spero la memoria non mi faccia difetto): che essa è fondamentalmente una resistenza alla morte…

Mi guardo ancora attorno…il locale che mi ospita…
Intanto arriva la mia pizza, il primo vecchietto la lascia al mio tavolo e va lentamente via.
Mangio.
Pago, ed esco.

Oggi, non ho vagato. A pausa pranzo sono tornato lì.
Volevo rivivere le stesse cose, le stesse scene, e mi hanno inconsapevolmente accontentato.

Li ringrazio,
tramite un sorriso che proprio adesso rivolgo al sole.

– diegofanelli –

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