Un binario in fondo è un solco

Un binario in fondo è un solco.

Ciò che vi si trova a sinistra e a destra (in genere vegetazione), essendogli tendenzialmente sopraelevato, lo rende configurabile (usando un po’ di immaginazione) come uno scavo direttivo a base di due linee – ipoteticamente senza fine – a distanza costante tra di esse.

Sono in attesa alla stazione. Come ogni mattina.
Il treno è appena stato annunciato in ritardo, si tratta di un nuovo aggiornamento: ora 10 minuti, poco fa 5…ho la sensazione si accumulerà ancora…

E così io gioco al contrario, accumulo anticipo (tanto ho tempo da far passare): 5 minuti indietro, 10, 30, 240 (che sarebbero 4 ore; lo ricordo bene perché acquistavo le videocassette VHS vergini da utilizzare col videoregistratore e la durata vi era stampigliata sopra in minuti), 480 (2 VHS da 4 ore l’una)…arrivo a contare fino a 3 VHS da 240 fa: ieri pomeriggio, grossomodo le 18…

Passeggiavo col cagnolino, e mentre lo facevo mi tornava alla mente quanto sia utile per gli amati “quattrozzampe” modificare ogni tanto i percorsi battuti, spezzare la routine per consentire loro di ricevere nuovi stimoli olfattivi…
Cosicché proseguo dritto anziché svoltare a sinistra come di consueto; poi svolto sì a sinistra, ma più avanti, fino a ritrovarmi lungo il vialetto principale della villa comunale il quale tante volte – quand’ero bambino – ha sentito i miei piedi solcarlo, a tal punto, che ora posso immaginarmi come un treno che scorre lungo il binario che esso decido possa rappresentare; la vegetazione di sinistra e destra (le piante tagliate in forma spigolosa) divengono quindi la sopraelevazione che lambisce carrozze abilitate a scrutare tra i miei ricordi…

Ritrovo la fermata dove una bambina mi inseguì per ricevere la risposta alla sua letterina d’amore e dalla quale fuggivo imbarazzato (non gliela diedi mai; e da grandi lei mi ha restituito la pariglia, cazzo!); quella in cui alle elementari un bambino minacciò di abominevoli sofferenze un mio amico per un torto subito (a suo dire), lasciandomi cagato addosso dalla paura; e rivedo quella in cui una sera (molto più recentemente), seduti su una panchina, mangiammo tante buone “tette della monaca”, dolci meravigliosi che un’amica aveva portato da una cittadina del barese (ora però sto pensando alle tette più propriamente dette, ma questo è un altro discorso!…).
E ne scorrono tante altre dal vetro trasparente interposto tra i miei occhi e queste banchine fantasticate grazie alla magia del viaggio temporale a cui ognuno, in fondo, è costantemente abbonato…

Il solco scava ulteriormente nel terreno; si è abbassato (e si abbassa) quanto più il treno di me, di noi, vi è passato e continuerà a passare…

Tranne quello odierno – tornando ad un presente di chissà quante VHS da 240 minuti in avanti – per il quale (sono le 7.05) il ritardo annunciato è già salito a 30 minuti…

Non so se esistessero VHS da 30 minuti, e comunque, non credo esistano più in commercio VHS in senso generale; ma mezzi pubblici su binari, in ritardo, almeno di questa quantità – sono fottutamente certo -, purtroppo ancora sì.

INSERT CASSETTE – PRESS PLAY – CHIEDERE PASSAGGIO AD UN’AMICA…

“E VISSERO ABBONATI E SCONTENTI”

– diegofanelli –

(immagine: foto del vialetto della villa comunale, scattata ieri)

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