Muttley e me

Si è messo zampe all’aria, mostrandomi la pancia.
L’ho accarezzato due o tre secondi e poi ho fatto per rigirarlo zampe in basso ma, irrigidendo una di esse e facendo leva sul mio avambraccio, è sembrato comunicarmi che no, due o tre secondi non fossero abbastanza.

Così ho ripreso ad accarezzarlo sul pancino e lui proseguiva a leccarmi il polso rimasto umido dalle abluzioni.
Rieseguivo con affetto piccoli graffietti sul suo ventre, stavolta facendo finta di terminarle dopo lo stesso intervallo di tempo: stessa reazione, non dovevo smettere!
Lo confesso, l’ho fatto un altro paio di volte; mi piaceva aver capito, ed indugiarvi, che ci fossimo sintonizzati a livello comunicativo.
Per ricompensarlo di questa sua pazienza ho concluso il tutto con una tripla razione di coccole in quella posizione, stavolta di durata indefinita.

Muttley non ha mai avuto accesso alla mia stanza da letto; è stata una regola che ho stabilito sin dall’inizio, che gli ho insegnato a rispettare e a cui lui si è sempre attenuto (se escludiamo le fasi dei temporali: lì ci entra per cercare protezione, con una carica di tenerezza tale verso la quale non posso e non voglio resistere).
Da pochissimo però ha iniziato a guadagnare metri verso il capo del mio letto ed io, più o meno consciamente, ho iniziato a fingere di non accorgermene…

…fino a due mattine a questa parte: sentendo la sveglia, raggiunge l’altezza del mio braccio, ancora con circospezione, e attende il mio risveglio per farsi accarezzare abbondantemente…

Io, pur sapendo di aver stabilito un’eccezione alla regola, d’ora in poi più delicata da gestire, mi sono reso conto di essere come lui prima – nel soggiorno -, nella stessa posizione a parti invertite: sono colui a pancia in su che chiede all’altro, hey, rimani ancora qualche secondo, mi sono mancati questi buongiorno che odorano di te…

Mentre sono ancora in bilico tra la veglia e il sonno e la mia mano si contorce in una danza col suo corpo alla ricerca delle medesime attenzioni, la natura mi confida il suo segreto…
…che si cambia, in moto perpetuo; e un cane non smette mai di obbligarti a farlo, interpolando le sue necessità sincere alla tua umanità.

– diegofanelli –
(la foto al mio piccolo tornado l’ho scattata io; meraviglioso vederlo correre, sembra proprio felice!)

Licenza Creative Commons
Il blog “noninundemonesolo” (e tutti i contenuti in esso pubblicati, eventualmente condivisi anche su altre piattaforme esterne al blog stesso), di proprietà di Diego Fanelli (aka – diegofanelli – ), email: diegobruges@gmail.com, è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.

Lascia un commento